36° Antichi Organi Patrimonio d'Europa 2016
36° Edizione | 2016
La rassegna “Antichi organi, patrimonio d’Europa”, iniziativa tra
le più importanti della Provincia di Varese che vide la luce nel
lontano 1980, e che a seguito delle note vicende che hanno
coinvolto le province italiane sembrava fosse destinata a seguirne
il declino, continua con rinnovate energie nella sua opera di
valorizzazione e fruizione del patrimonio organario varesino.
Questa continuità si deve alla sensibilità di Comuni,
enti culturali ed UBI Banca Popolare di Bergamo che
consapevoli dei fini istituzionali della manifestazione hanno inteso
partecipare con il loro determinante contributo economico.
I reverendi parroci hanno messo a disposizione gli strumenti
e gli artisti non hanno esitato a prestare la loro preziosa
collaborazione. Una manifestazione così complessa necessitava
di un’organizzazione amministrativamente preparata che si
sostituisse ai compiti già svolti dalla Provincia: l’associazione
culturale Antiqua Modicia se n’è assunta il compito.
Gli organi che verranno utilizzati nei 16 concerti escono dalle più
prestigiose botteghe lombarde, in larga parte varesine. Infatti
tre strumenti appartengono agli artigiani gemoniesi Arioli e
Franzetti (Bosco Valtravaglia, Campagnano, Cunardo) e altrettanti
a Francesco Carnisi (Luino, Tronzano L.M., Ardena); i Mascioni
sono rappresentati dal fondatore Giacomo (Besozzo) e dal nipote
Vincenzo (Gemonio) che porterà con la sua produzione artistica
il nome di Varese nel mondo; certamente non meno famoso è
Eugenio Maroni Biroldi (Vedano Olona) con il quale si conclude
la vicenda biroldiana. Sono presenti i continuatori di quest’ultima
bottega Giuseppe Bernasconi (Gorla Maggiore) e i fratelli Pietro
e Lorenzo (Laveno Mombello) e quel Giovanni Mentasti (Brezzo
di Bedero) rappresentante di una dinastia che ha iscritto il
proprio nome anche nel Mezzogiorno francese; Giorgio Maroni
(Pino) è il serio continuatore dello zio Vittore Ermolli ed è
varesino anche Carlo Aletti (Sesto Calende) che dopo una prima
esperienza di lavoro con Giuseppe Bernasconi si trasferirà a
Monza imponendosi per capacità artistica e intuizione sulle
problematiche che investiranno l’organo del XX secolo.
A queste presenze varesine si affiancano un milanese e un
comasco: il primo è Giuseppe Valli (Graglio) e il secondo
Giuseppe Somigliana (XVIII sec., Madonnina di Maccagno).
Concludiamo queste brevi note ricordando che dall’inizio della
rassegna ad oggi sono stati restaurati nella provincia di Varese
oltre 90 strumenti. Riconosciamo dunque ancora una volta alle
comunità varesine una spiccata sensibilità per questa forma
d’arte le cui radici affondano nel lontano Quattrocento e si
mantengono tuttora intatte.
La Direzione Artistica
Mario Manzin e Irene De Ruvo