Nel 1981 fu organizzato dalla Provincia di Varese il primo ciclo di concerti “Antichi organi, un patrimonio da salvare”. Venticinque anni prima si era costituita presso la Soprintendenza ai monumenti della Lombardia la Commissione per la tutela degli organi artistici, concreta e fattiva attuazione di un risveglio di attenzione per gli organi storici che nasceva in Italia in quegli anni, partecipe di un più ampio mutamento nella cultura musicale occidentale. Nel campo della musica organistica, con il progresso degli studi storici e filologici, si avvertiva sempre più lo scollamento tra l’evoluzione tecnologica degli strumenti e l’autenticità del repertorio meno recente, fossero le immortali pagine bachiane o le composizioni di diversi periodi e scuole via via riscoperte, di cui si comprendeva il legame con specifiche tradizioni organarie.
La rivalutazione della trasmissione meccanica nella costruzioni di nuovi
organi fu come una rivoluzione che si specchiò in un ritrovato rispetto per le caratteristiche tecniche degli strumenti storici, fino allora troppo spesso oggetto di “aggiornamenti”, “manutenzioni” economiche e manomissioni. La prima stagione concertistica toccò tredici località dal nord al sud della Provincia, e, rafforzando l’attività della Commissione, diede un nuovo impulso nel richiamare l’attenzione su strumenti fino allora poco considerati; anno dopo anno, le successive edizioni incoraggiarono molte comunità piccole e grandi ad impegnarsi per restauri scientificamente condotti.
Quarantatré anni senza interruzione sono l’esito di una costanza meritevole dovuta innanzitutto al fondatore, il dottor Mario Manzin e ai suoi collaboratori, alla Provincia di Varese, a tante parrocchie e comunità locali. All’impegno dei nostri antenati e delle loro comunità è dovuta la costruzione di tantissimi organi nel nostro territorio, così come all’ingegno dei nostri predecessori è dovuto lo sviluppo di una scuola organaria varesina che si è distinta in un territorio vastissimo. E in anni recenti e ancora oggi, sono state le comunità, con il loro impegno per i restauri, ad aver ampliato grandemente la platea degli strumenti in efficienza. Ad esse si è affiancato l’impegno delle istituzioni: in primis della Chiesa, che garantisce dei fondi per restaurare gli organi storici, ma anche in alcuni casi del Ministero, con contributi propri.
A nome del Ministero della cultura, salutando il convergere delle tante energie che permettono la riproposizione di questa meritevole e feconda iniziativa, manifesto il più alto apprezzamento e l’incoraggiamento a continuare.

Arch. Roberto Nessi
Soprintendenza archeologia, belle arti e
paesaggio per le province di Como, Lecco,
Monza e Brianza, Pavia, Sondrio e Varese